Settembre – dicembre 2022

Cercavo un libro giallo e capito su Il lungo addio di Chandler. Una trama ben congegnata, ti cattura, vuoi sapere come va a finire. Per il resto è un continuo sputar sentenze scontate su questo e su quello e prolisse descrizioni di luoghi, situazioni e caratteri con l’unico scopo di occupare spazio sbrodolando il racconto .

Leggo Congo di David Van Reybrouk. Tra le tante cose racconta di come in Congo il calcio è stato promosso e diffuso dai missionari e dalle autorità belghe come mezzo di controllo sociale. 

Leggo di Pirandello I vecchi e i giovani, un romanzo storico sull’Italia di subito dopo l’unità. Dà le piste a Il gattopardo. Mi chiedo perché abbia avuto assai minor fama. Forse per la trama più complessa e per il lessico estremamente ricercato e ricco di vocaboli inconsueti,  più ancora perché offuscato dalla fama delle opere di teatro.

Leggo La morte di un maestro del thé di Yasushi Inoue. Il monaco Honkakubo, ricorda il suo grande maestro scomparso Sen no Rikyu legato al leader militare Hideyoshi e da questi condannato a compiere il suicidio rituale. Honkakubo dedica la sua esistenza a cercare di capire i motivi di questa condanna e della mancata richiesta di grazia da parte del suo maestro.  Trova la risposta in questa frase del maestro: “Il nulla non annulla nulla, la morte distrugge tutto”.  E’ una frase enigmatica. Forse con essa Il saggio giapponese voleva spiegare di avere accettato di suicidarsi per dimostrare di avere un potere maggiore di quello del suo sovrano.

Vengo leggendo l’ Estetica di Hegel. Mi perdo un po’ nel suo voler spaccare il capello in quattro, però ogni tanto si incontrano delle perle, come questa: “Ad un vero uomo appartengono molti dei, tutto l’Olimpo è raccolto nel suo petto”  (p. 266), cioè  gli dei che abitano l’Olimpo sono rappresentazioni di passioni umane.

Gli Orsi   non esistono di Jafar Plnahi: un bambino, un soggetto inerme, indifeso e muto ha il potere di squarciare il velo delle reciproche indifferenze e di porre freno alla logica del profitto. Living diretto da Cliver Hermanus e sceneggiato da Kenzo Ishiguro ripropone la trama di Vivere realizzato nel 1952 da Akira Kurosawa. Protagonista di Vivere è un anziano burocrate giapponese, di Living un anziano burocrate inglese. Ambedue i film rappresentano il percorso di liberazione dei loro protagonisti da una condizione stagnante di cecità e impotenza. In Vivere questo percorso conduce l’anziano burocrate giapponese a ritrovare la possibilità di giocare come fanno i bambini, in Living conduce l’anziano burocrate londinese a realizzare uno spazio nel quale i bambini possano giocare. Nella differenza di tempi luoghi e culture qualcosa unisce i tre film.

Visto La stranezza di Roberto Andò. Due aspiranti registi si incontrano con Pirandello e con il suo Sei personaggi in cerca d’autore. Che i due aspiranti registi siano due impresari di pompe funebri sembra voler dire che l’arte sarebbe il superamento della morte. Il titolo sottolinea il potere estraniante dal quotidiano dell’arte di Pirandello. Pirandello è il nostro Murakami

Avevo sempre snobbato le serie televisive. Però con l’avvento di Netflix  mi è capitato di stare incollato a guardarne una: The ultimate Survivor. Forse mi sono rimbecillito. Però non è volgare. Al netto della melassa di buoni sentimenti e di belle parole, ricapitola in modo indiretto i principali eventi della storia americana degli ultimi anni: dalla crisi di Cuba all’assalto a Capitol Hill.

Ho visto Esterno notte di Bellocchio. Gli ho dedicato una lunga recensione. Non so ancora dove la pubblicherò.

Incontro un collega che impiega la lucida fine intelligenza ed ampia cultura per revocare tutto in dubbio illudendosi di rendersi in tal modo libero e incondizionato. Apparentemente è stato un incontro amichevole. Ma una volta salutatici non ero contento, qualcosa mi opprimeva. Non sono riuscito a liberarmene prima di avere capito che, senza che me ne rendessi conto, mi era venuto addosso qualcosa di pesante: come se il suo mettere in dubbio tutto comprendesse mettere in dubbio la mia esistenza: al di là del dato personale, la libertà che traeva dal mettere in dubbio tutto era infatti essenzialmente la libertà dal rapporto con gli altri.

Il mio collega porta in appoggio al suo revocare tutto in dubbio il detto di Wittgenstein secondo il quale le sole proposizioni vere sono quelle tautologiche. Wittgenstein è notoriamente stato omosessuale e forse quel detto gli era suggerito dalla convinzione che gli unici amori veri sono quelli omosessuali.

Ancora su quanto accaduto alla Tavistock. Un giovane e valente psichiatra mi fa notare che la Tavistock è stata chiusa per la cattiva applicazione di un protocollo, non perché adottava il protocollo; non perché favoriva il cambiamento di genere, ma perché lo faceva senza seguire determinate procedure. Sembra proprio che, al momento, la causa di quanti sollevano obiezioni alla pratica del cambiamento di genere sia una causa persa. Però anche quella di quanti obiettavano alla pratica della lobotomia è per un certo tratto di tempo  sembrata una causa persa.

Giorgia Meloni e Letta si confrontano in TV in vista delle elezioni. Quando vengono a parlare dell’adozione di figli da parte di  coppie omogenitoriali ambedue fanno appello al sentimento: lei si oppone perché “i bambini hanno diritto ad avere l’amore di un padre e di una madre”, lui è favorevole perché “ciò che conta è l’amore”.

Certe pratiche possono essere sconfitte solo dal loro successo.

Confondono la libertà con l’arbitrio, difendono la Nazione e distruggono lo Stato.

Una volta superato quel parapetto non ci si ferma più nella caduta, non è più possibile tornare indietro.

Io mi sono sempre sentito libero perché ho avuto la fortuna di vivere in un luogo e in un tempo nei quali non vi era bisogno di provare che lo ero veramente.  Non mi è stato mai chiesto di giurare fedeltà a un regime. Il mio sentirmi libero non ha mai affrontato l’onere della prova.

Mentre Roma brucia Nerone suona la lira. Come me che scrivo di questo e di quello mentre il mondo brucia. Forse però Nerone non era matto come si è voluto far credere. Forse quando Roma o il mondo bruciano l’unica cosa da fare è suonare la lira per indicare la possibilità di una direzione della storia che non conduca alla distruzione.

Achille non raggiungerà mai la tartaruga, in quel “mai” è però compreso che la tartaruga non raggiungerà la sua metà fintanto che Achille non smetterà di correre.

A dicembre é stato pubblicato il mio commento a Il principe di Machiavelli. In un momento in cui le ideologie del Novecento si sfaldano e sarebbe necessario un re-inizio del pensiero politico, leggere Machiavelli senza essere condizionati, come ho cercato di fare, da quelle ideologie può favorire questo re-inizio.

Non sognare è come essere ciechi. Quando alcune notti non sogno sono come un cieco che guarda davanti a sé e non vede niente.

Luglio-agosto 2022

Ho letto Stalingrado e Vita e destino di Vassili Grossman. L’epopea della vittoria del popolo e dello spirito russo contro l’invasore nazista sul modello dell’epopea della sua vittoria contro l’invasore francese narrata da Tolstoi in Guerra e pace. Per Grossman lo spirito di quel popolo è altra cosa dal bolscevismo contro il quale rivolge una critica spietata che ben spiega l’ostracismo che egli e i suoi romanzi incontrarono in Russia. Quell’epopea è però solo l’involucro entro il quale si muove una folla di personaggi con le loro fedi, speranze, delusioni e diversi destini. Il fatto che siano personaggi di ambedue gli schieramenti, russi e tedeschi, delinea l’immagine di una comune umanità e del suo dramma; immagine che si eleva ben al di là e ben al di sopra dello scontro tra due potenze fino a produrre un capovolgimento: ciò che sembra universale e preminente, quello scontro, è contingente fino ad apparire irrilevante; ciò che sembra contingente e irrilevante, le vicende di quei personaggi, è universale e preminente. Due grandi romanzi.

Leggo Il processo Deltchev di Eric Ambel, un giallo politico. Povera cosa rispetto ai romanzi di Grossman, ma anche qui il dito è puntato contro il regime bolscevico.

Leggo La diagonale di Alechin, di Arthur Larrue. Di Alechin sapevo solo che era stato campione del mondo di scacchi e ideatore di una nuova apertura di gioco divenuta famosa. Il bel romanzo di Larrue squarcia questa patina e lascia apparire il dramma e la follia che attinsero, come molti altri campioni di scacchi, questo personaggio ebreo sullo sfondo del dramma di un’epoca che ha conosciuto il nazismo, il bolscevismo e l’antisemitismo.

Leggo La via verso la libertà di Schnitzler. La ricerca della libertà come indipendenza dagli affetti e dai doveri al fine di realizzare un ideale nobiliare di autoaffermazione tanto grandioso quanto vago e tale da potersi risolvere in poco: un posto di direttore d’orchestra nel regio teatro di una cittadina di provincia. La disumana povertà di questo ideale sottende come un’ombra un’intensa relazione d’amore, e la condizione della sua realizzazione è il sacrificio di quella relazione, il sacrificio di una donna. Sorprendente complementarietà con La signorina Else dove il sacrificio di una donna è la condizione della realizzazione di un’ideale di autoaffermazione piccolo-borghese. Questo è un primo aspetto del romanzo che é però anche un grande affresco dei problemi, delle ansie, delle nobili intenzioni e delle grettezze dei personaggi che compongono il tessuto della società nel momento della decadenza dell’Impero asburgico e del loro smarrimento. Questo secondo aspetto è senz’altro importante, ma mi chiedo se il focalizzarsi della critica su di esso non significhi una ricerca di libertà dal primo il quale porta il lettore a confrontarsi con se stesso. 

Leggo Leskov Il viaggiatore incantato. Non conoscevo questo autore russo e mi sorprende. Il racconto delle incredibili peripezie talora comiche di un povero diavolo scorre in un linguaggio piano che ricorda quello delle Memorie di un cacciatore di Turgeniev. La sua disarmante ed affascinante semplicità veicola però una cupa sapienza. Le peripezie del protagonista esitano nel suo ingresso in convento e nella realizzazione di una vocazione religiosa alla quale egli era fin dall’inizio destinato rifiutandosi di riconoscersela e sostenendosi, anziché con la fede in Dio, con un’incondizionata ammirazione per la bellezza dei cavalli. Il momento estremo di questo rifiuto si ha quando, nell’incontro con la stupenda figura di una giovane zingara, l’ammirazione per la bellezza di lei e l’amore per lei si sostituiscono all’ammirazione per la bellezza dei cavalli; e la condizione della realizzazione del suo destino con l’ingresso in convento è il suicidio di lei del quale egli è in qualche misura complice. Inattesa e sorprendente assonanza con il romanzo di Schnitzler: ambienti diversi, culture diverse: ma la condizione della realizzazione dell’ideale nobiliare di autoaffermazione del protagonista del romanzo di Schnitzler, al pari della condizione della realizzazione della vocazione religiosa del protagonista del romanzo di Leshov, è il sacrificio di una donna.

Continuo a leggere la Critica del giudizio di Kant. La prima parte tratta del sentimento della bellezza, la seconda della morale. Sembrano disgiunte, ma in realtà stanno insieme nel dire che il sentimento della bellezza è il fondamento della morale. Idea suggestiva, ma non mi è chiaro quale morale Kant intenda e temo possa essere una che soffoca il sentimento della bellezza.

Analisti tra le nuvole. Un’accreditata psicoanalista inglese supervisiona l’analisi del caso di una giovane donna propostole da un collega. L’analisi ha una frequenza trisettimanale e il collega riferisce una seduta di un mercoledì nella quale la paziente esordisce dicendo di avere fatto due sogni. Invitata a raccontare intanto il primo lo riporta così: “si trova in una stanza di un appartamento a due piani con il suo professore di liceo di latino e greco che stima e con il quale ha avuto un buon rapporto. Anche nel sogno si trovano bene insieme, quando improvvisamente da una seconda stanza situata al secondo piano dell’appartamento scendono dei mostri e lei si risveglia come da un incubo”. Analista e supervisore concordano nel ritenere che nel sogno siano rappresentate la “parte buona” e la “parte cattiva” della paziente e che l’analisi debba procedere nel senso di farle acquisire il controllo sulla sua “parte cattiva” Non li sfiora la curiosità di sapere cosa stia a rappresentare la seconda stanza e perché i mostri vengano di lì. Quando suggerisco che forse sarebbe importante appurarlo, mi viene risposto che non si può sapere. Lascio perdere, ma a me sembrava si potesse. Va da sé che il professore di latino e greco con il quale la paziente sentiva di avere un buon rapporto rappresenta l’analista e dunque le due stanze possono stare a rappresentare due momenti del rapporto con lui, specificamente due sedute: la prima stanza la seduta infrasettimanale del mercoledì nella quale viene raccontato il sogno, la seconda stanza – che sta “sopra”, cioè “più in là”, “dopo” – la seduta del venerdì che precede la separazione del week end. I mostri che vengono di lì possono dunque ben essere i vissuti della paziente di fronte all’abisso che è per lei quella separazione. Rispetto al compito dell’analisi che si presenta per questa lettura del sogno, porsi a parlare di “parti buone” e di “parti cattive” a me sembra un perdersi nelle nuvole.

Può darsi, come spesso accade, che un sogno tragga un suo lemma da una situazione della vita cosciente del sognatore, ma non sempre ciò significa che quel sogno dica qualcosa legato a quella situazione. Pur tratto da essa, può venire a dire qualcosa riguardante tutt’altro.

Su “Il Foglio” di sabato 13 agosto leggo di quanto avvenuto nella clinica Tavistock di Londra. Lì, obbedendo alla dittatura dell’ideologia Lgbt, adolescenti e persino bambini sono stati sottoposti a interventi farmacologici e chirurgici intesi a modificare il loro sesso sulla base dell’accoglimento acritico della loro presunta aspirazione a cambiarlo. La cosa è di per sé orripilante e sconvolgente. È resa però ancor più sconvolgente dall’essere la clinica Tavistock stata un tempio della psicoanalisi. Ciò lascia infatti pensare che l’accaduto non sia una deviazione accidentale e degenerativa della psicoanalisi stessa, ma un suo necessario sviluppo, l’estrema conseguenza del suo essersi attenuta alla concezione anatomica della bisessualità. Questa ha costituito per lei un ostacolo anzitutto in termini clinici. Nel suo tardo scritto Analisi terminabile e interminabile, Freud ha riconosciuto che il “desiderio” delle donne di possedere un pene e quello degli uomini di diventare donne, latente nella loro paura di stabilire una relazione passiva con l’analista, é la “roccia di base” contro cui ogni analisi é destinata a infrangersi. Trasformare anatomicamente una donna in un uomo e un uomo in una donna è parso come un modo semplice e l’unico disponibile di superare questo scoglio. 

No-vax, vegani, complottisti, negazionisti in genere: soddisfano così, non trovando altro modo di farlo, l’insopprimibile bisogno di credere.

L’odio contro gli Ebrei si spiega anche con il fatto che sono stati loro ad inventare il Dio onnipotente creatore senza volto e inconoscibile. I gentili imputano infatti loro di averli così privati della possibilità di creare e condannati a produrre una ricchezza per accusarli poi di sottrarre loro non quella possibilità, ma la ricchezza.

Viene da pensare che in fondo a tutto, Hitler odiasse gli Ebrei perché imputava al loro potere di non essere stato ammesso alla Scuola d’arte. Perché dunque imputava loro il proprio fallimento come artista, cioè di avergli impedito di essere creativo.

Cronaca. Un uomo uccide la moglie perché russava. Interrogato dal giudice se non vi fosse stato altro modo risponde: “Che altro potevo fare?”

Politica. Conte toglie la fiducia a Draghi con motivazioni che nascondono piccoli calcoli dietro nobili ragioni: anche Draghi ha inciampato in un imbecille?

Bertinotti e Calenda: narcisismo di sinistra e narcisismo di centro-destra.

Ho sempre votato per la sinistra: prima per il partito socialista di Nenni, poi per il PCI e per le sue successive varianti, ma questa volta ho grande resistenza a farlo nonostante sappia che il mio voto può contribuire a impedire una schiacciante affermazione delle destre. La loro affermazione non mi piace ed anzi mi spaventa, ma poi penso che possa esservi un positivo. Sarebbe il giungere a conclusione di un processo degenerativo e suicida iniziato quando il partito comunista ha abiurato il suo fondamento nella teoria di Marx e, anziché coltivare il problema sociale, si è dato a coltivare il problema morale. Il positivo sarebbe l’eliminazione dalla scena politica italiana della confusione e degli equivoci dovuti a questo processo degenerativo e suicida. E poi prevedibile che l’affermazione delle destre porterà con sé una tempesta perfetta conducendo il nostro paese a una profonda crisi dalla quale potrà esserci un nuovo inizio. La storia procede così fintanto che ci saranno la terra e il nostro mondo, cosa di per sé nulla affatto certa. 

Il nostro passato esiste solo nella nostra mente e fintanto che c’è la nostra mente.

Non riusciamo a credere di dover morire; lo sappiamo, ma saperlo non basta a rendercene convinti. È un sapere strano perché non è seguito da una negazione, ma la incorpora in sé.

Gennaio-giugno 2022

Non esistono sogni premonitori. Però è possibile che in alcuni sogni trovi espressione e forma l’intuizione non cosciente degli sviluppi possibili o meno di una nostra condizione attuale fisiologica, emotiva, intellettuale, relazionale.

Esempio di un sogno “brutto” che ha un significato positivo: una donna sogna una classe  di ragazzi tutti senza le mani. Si chiede come possano scrivere, ma poi vede che lo fanno. Un’interpretazione possibile è questa: la castrazione o la fantasticheria di castrazione non impediscono alla donna di essere creativa. Un freudiano doc avrebbe potuto scorgere nel sogno la negazione onnipotente della castrazione.

L’interprete dei sogni deve essere costantemente irrequieto.

La teoria della rimozione sopprime il rapporto e permette all’analista di non esservi coinvolto.

Gli uomini che sono impotenti ad amare e creare perché hanno soppresso la propria disposizione femminile alla recettività perseguono il potere tanto più assoluto quanto più assoluta è la loro impotenza, e possono esercitarlo su una donna fino a spingerla al suicidio.

La ricerca del potere presuppone l’impotenza e le consegue.

Ci si può stupire di come a un forte trasporto per una donna vissuta come unica ed insostituibile possa seguirne uno altrettanto forte per un’altra vissuta anch’essa come unica ed insostituibile, cioè identica all’altra pur essendo diversa. Ciò che è identico è dunque qualcos’altro, é il sentimento che porta il soggetto verso l’una e verso l’altra.

Nella sua opera scritta poco prima di scomparire, Giorgio Sassanelli (Il femminile tra mancanza e desiderio, Astrolabio 2016) parla di una “mancanza desiderante” come, ad un tempo, dimensione femminile e condizione dell’anziano. Avrebbero in comune il senso della morte come fonte del desiderio e di realizzazioni creative. Fa tristezza che non abbia fatto in tempo a tendersi conto che dalla mancanza, dall’assenza, di per se stesse non può nascere nulla. E’ necessario qualcosa che fecondi e che è diverso nei due casi: nel primo è un presente, nel secondo un passato.

L’unico modo di pacificarsi con una perdita è assumersene la responsabilità e con questa il senso del proprio limite.

Non c’è differenza tra democrazia americana e impero zarista nella misura in cui ambedue affidano alla violenza la dimostrazione di essere nel vero.

La Santa Russia e la Città sulla collina: due integralismi, due religioni allo scontro, ma alleate contro la civiltà europea.

La democrazia, per come intesa in America e agita apertamente aggredendo l’Iraq e poi subdolamente portando la Nato a ridosso del confine con la Russia, può divenire, al contrario di quello che sembra essere, dittatura.

Nel mezzo di una tragedia che si sta consumando in Ucraina e nel mondo sono spuntati qui da noi come funghi i cretini. In termini più “scientifici” una disposizione alla paranoia ampiamente diffusa ha avuto occasione di attivarsi e manifestarsi.

Il pensiero magico alla base del pensiero scientifico di Bacone! La triade pensiero magico, pensiero religioso, pensiero scientifico. Alla base di tutto la ragione pura.

Il genocidio suggerito dal puro esercizio della ragione appare logico, funzionale e necessario alla luce della ragione pura.

Non è vero che la religione protegge dall’onnipotenza della scienza perché predica la rassegnazione: infatti non la predica in quanto promette la vita eterna, l’ingresso in una città celeste che può essere anche un nuovo mondo da realizzare sulla terra.

Dopo quasi trent’anni torno allo stadio a vedere una partita di calcio. Una grande coreografia, tutti gli ingredienti di una cerimonia religiosa, mancava solo l’incenso ma poi sono apparsi i fumogeni.

Incontrarsi e raggrupparsi sono due cose diverse: nel raggrupparsi non c’è riconoscimento come nell’incontrarsi, ma identificazione.

Riconoscere errori commessi in passato senza saperlo ti porta a chiedere quali siano quelli che stai commettendo oggi senza saperlo.

La tua mentalità, per come si è formata nel tempo, può farti fare cose che non vorresti fare e che poi non vorresti avere fatto.

Visto per caso il film di John Baird, Stanlio e Olio. Il dramma dietro la commedia. La realtà di un rapporto dietro la finzione. Per Olio la condizione del successo era il suicidio. Il suo peso, la sua mole, erano un fattore essenziale della sua comicità e lui sapeva che lo avrebbero portato all’infarto.

Cosa fa sì che la cattiva fortuna possa trasformarsi in occasione?

Una brace che ha bisogno solo di un soffio di vento per diventare fiamma. Una materia che ha bisogno solo di una scintilla per infiammarsi.

Pianeti erranti.